mercoledì 16 gennaio 2013

La cuccìa




Il giorno 13 di dicembre, a Mazara del Vallo, come in tutta la Sicilia, non si mangia pasta e pane. Si ricorda così  una lunga carestia cessata appunto il 13,  giorno di Santa Lucia, quando, giunto a Palermo un carico di frumento, la gente non aspettò la molitura, lo buttò giù  in  pentola e lo mangiò bollito. 

Oggi, variamente condito, diviene un dolce. Molti lo cominciano a gustare alla mezzanotte del giorno 12 con l’aggiunta di vino cotto,  la maggioranza l’indomani lo mescola a ricotta zuccherata e biancomangiare e ne fa quasi una torta da consumare dopo un pasto a base di riso, legumi,  verdure e altro che non preveda l’uso di farina. Così  preparato viene offerto  a parenti, amici e vicini di casa.


Era d’uso in casa mia, aspettando che il grano giungesse a cottura, riunire la famiglia e  giocare a carte, dando inizio ad una consuetudine che accompagnava tutto il periodo natalizio. 

La ricetta

Dopo aver messo a bagno il grano per tre giorni, avendo cura di cambiare l’acqua ogni giorno, scolatelo e versatelo in una pentola con il   doppio di acqua e qualche foglia di alloro. Fatelo bollire a fuoco basso per due, tre ore e, a cottura ultimata, salate. 

Un accorgimento per abbreviare i tempi di cottura è quello di spegnere il fuoco dopo aver portato a bollore e scoperchiare la pentola l’indomani.

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