lunedì 28 gennaio 2013

Il decotto di carruba


Con le carrube si prepara un ottimo decotto usato anticamente contro tosse e bronchite

Preparazione

Versate mezzo litro di acqua in un pentolino, aggiungete tre carrube, tre fichi secchi,  tre castagne secche. Portate a bollore e lasciate cuocere fino a che l’acqua si riduce alla metà, a questo  punto aggiungete la foglia di alloro e continuate la cottura fino a che l’acqua iniziale si riduce a un terzo. Spegnete la fiamma, filtrate e dolcificate con un cucchiaio di miele o zucchero, a gradimento. Conservate in frigorifero.

Somministrazione

Due cucchiai al giorno: uno la mattina, uno la sera. La dose preparata sarà sufficiente per 10 giorni, ma il malanno vi sarà passato prima.
 


 

venerdì 25 gennaio 2013

Le rose di arancia candita

dalle arance di Sicilia... rose candite

Mi diverto a tagliare la buccia delle arance iniziando dal gambo e continuando in tondo fino a realizzare una spirale. Poi la  arrotolo su se stessa  a formare una rosa e la  mantengo in forma conficcando due, tre stecchini  che vanno da parte a parte. In questo ho contagiato anche mio marito, tutte le arance che mangiamo diventano rose.


Sono così belle che le essicco sui termosifoni e poi le utilizzo per  composizioni o le uso come segnaposto  per una tavola un po’ speciale. Non nascondo di averne fatto regalo a parenti e amici che hanno veramente apprezzato. Roba da poco, che non costa nulla e sa di amore.

L’idea di candire queste rose è nata lo scorso anno. Non credevo di riuscirci e invece non è stato difficile, in cottura la forma si è mantenuta. Ne ho candito appena tre e le ho conservate in un vasetto a misura, fino al momento di usarle per una insolita decorazione della cassata siciliana, al posto del classico mandarino.

Cosa porti  per la scampagnata di pasquetta? la tua cassata

La ricetta

Ingredienti
Scorza di arance non trattate, zucchero semolato, acqua

Procedimento
Lavate bene le arance, sbucciatele iniziando dal picciolo e continuate in tondo fino alla parte opposta, a formare una spirale. Pesate tutte le spirali ottenute. Per un peso di 500 grammi, predisporrete 500 grammi di zucchero e 500  grammi di acqua. Il peso deve essere uguale per i tre componenti.

A questo punto vi tocca cimentarvi con la realizzazione delle rose: poggiate sul palmo della mano la spirale dal punto da cui avete cominciato a sbucciare l’arancia, tenete  la parte opposta con l’altra mano e cominciate ad arrotolarla su se stessa, stringendola fino a modellare una rosa. Raggiunto l’effetto voluto, conficcate due, tre stecchini in modo da mantenere la forma ottenuta. Dopo la prima, vedrete che vi sarà più facile realizzare le altre. 

Ora, scegliete un tegame abbastanza largo da contenere tutte le rose  (che non si sovrappongano, altrimenti dovrete averne più cura nel corso della cottura), riempitelo di acqua e fate bollire per due minuti. Spegnete la fiamma, buttate via l‘acqua e fate raffreddare. Ripetete questo procedimento per  2 volte ancora.

Fatto questo, estraete con delicatezza le rose e nella stessa pentola versate  lo zucchero e l’acqua già predisposti, quindi  ponete sul fuoco a fiamma bassa. Quando lo zucchero sarà sciolto, immergete le rose e lasciate cuocere, sempre a fiamma bassa,  fino a quando  avranno assorbito tutto lo sciroppo. 

Un consiglio: per non rimanere troppo ai fornelli, potete iniziare la cottura mentre preparate altro e spegnere il fuoco quando avete finito il vostro lavoro in cucina. La cottura a più riprese, dopo ore o anche giorni, consente alla scorza di arancia di assorbire lo sciroppo nel lento raffreddamento, crea risparmio energetico, libera il vostro tempo e ho verificato che rende più morbida questa rosa da mangiare.

A fine cottura, le rose candite dovranno essere poste ad asciugare su carta forno, poi si conservano in barattoli di vetro e sono buone anche dopo molti mesi.
 


mercoledì 16 gennaio 2013

La cuccìa




Il giorno 13 di dicembre, a Mazara del Vallo, come in tutta la Sicilia, non si mangia pasta e pane. Si ricorda così  una lunga carestia cessata appunto il 13,  giorno di Santa Lucia, quando, giunto a Palermo un carico di frumento, la gente non aspettò la molitura, lo buttò giù  in  pentola e lo mangiò bollito. 

Oggi, variamente condito, diviene un dolce. Molti lo cominciano a gustare alla mezzanotte del giorno 12 con l’aggiunta di vino cotto,  la maggioranza l’indomani lo mescola a ricotta zuccherata e biancomangiare e ne fa quasi una torta da consumare dopo un pasto a base di riso, legumi,  verdure e altro che non preveda l’uso di farina. Così  preparato viene offerto  a parenti, amici e vicini di casa.


Era d’uso in casa mia, aspettando che il grano giungesse a cottura, riunire la famiglia e  giocare a carte, dando inizio ad una consuetudine che accompagnava tutto il periodo natalizio. 

La ricetta

Dopo aver messo a bagno il grano per tre giorni, avendo cura di cambiare l’acqua ogni giorno, scolatelo e versatelo in una pentola con il   doppio di acqua e qualche foglia di alloro. Fatelo bollire a fuoco basso per due, tre ore e, a cottura ultimata, salate. 

Un accorgimento per abbreviare i tempi di cottura è quello di spegnere il fuoco dopo aver portato a bollore e scoperchiare la pentola l’indomani.